Ipermobilità articolare e Attività Fisica Adattata
Ipermobilità articolare o Sindrome di Ehlers Danlos:
una malattia rara la cui entità invalidante, clinica e genetica,
può usufruire dei benefici dell’Attività Fisica Adattata e dell’Esercizio Fisico guidato
Prof. Carmelo Giuffrida
Questa malattia rara, espressione clinica di alterazioni genetiche del tessuto connettivo, coinvolge più organi e conferisce un variabile polimorfismo da un soggetto ad un altro, o nel medesimo soggetto, nel corso del tempo.
Le manifestazioni cliniche (dolore, affaticamento, stipsi, disturbi di percezione del corpo, dell’equilibrio e del controllo dei movimenti) inducono errori diagnostici e terapeutici attribuendo all’immaginazione dei soggetti, spesso esaminati in fretta, la stigmatizzazione di ipocondriaci simulatori, “psicosomatici” o/e, in generale, “psichici”, senza alcun supporto psichiatrico.
Alla Sindrome da ipermobilità articolare si riconducono anche comorbidità
Alla Sindrome da ipermobilità articolare si riconducono anche sintomatologie vascolari e neuro-vegetative, gastrointestinali, ostetriche, urinarie, odonto-stomatologiche, otorinolaringoiatriche (uditivi, controllo dell’equilibrio, olfattivi), visive e respiratorie.
Emicranie, insonnia, vertigini, deficit cognitivi di attenzione, di concentrazione e di memoria, sono oggetto di attuali studi.
Lussazioni ricorrenti, noduli cutanei, pelle ipermobile e fragile dotata di un’insolita sottigliezza e di una straordinaria elasticità, cicatrici multiple derivanti da traumi di minima entità derivanti da un’anomalia del tessuto connettivo, caratterizzano lo stato morboso di questa patologia rara.
Orientamento Chinesiologico nella ipermobilità articolare o sindrome di Ehlers Danlos
Approccio alla propriocezione ed alla rieducazione o riequilibrio
Se somministrate con dovizia di particolari e con equilibrata esperienza, la rieducazione propriocettiva e la ginnastica respiratoria, possono aiutare il soggetto che è vittima di questa particolarissima patologia evitando di svolgere attività motorie particolarmente aggressive oppure a sottoporsi a inutile chirurgia ortopedica o dell’apparato digerente.
La scarsa efficienza meccanica del sistema muscolo-tendineo contribuisce a disturbare la motricità che è già difficile in soggetti perennemente affaticati.
L’errata percezione della posizione del corpo nella Sindrome da ipermobilità articolare non permette di posizionare esattamente lo spazio circostante rispetto a se stessi. Pertanto, ne deriva una “dissociazione sensitivo-motoria” che può interessare una parte più o meno importante del corpo (uno o due arti) responsabile di cadute da cedimento, di sindromi pseudo-paralitiche, da “goffaggine”. Vi si associa anche la caduta di oggetti e difficoltà di eseguire compiti, per quanto semplici (l’urto contro ostacoli ne è un esempio: “segno della porta ” derivante dall’urtare lo stipite attraversando una porta).
Sindrome da ipermobilità articolare: piano di trattamento!
L’ipermobilità articolare è la componente fenotipica più caratteristica, sebbene non specifica.
Un piano di trattamento individuale, condotto con Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate nell’ambito di un approccio multidisciplinare della sindrome di Ehlers Danlos, deve tenere conto dello specifico patologico e valutare globalmente le autonomie e la funzione del soggetto. E’ fondamentale individuare un programma di Esercizio Fisico Clinico idoneo, mirato soprattutto al mantenimento e al miglioramento dell’autonomia e della funzione articolare.
Propriocezione e isometria per stabilizzare tronco e cingoli nella ipermobilità articolare
L’A.F.A. (Attività Fisica Adattata) è principalmente propriocettiva, concentrata su esercizi rigorosamente isometrici per stabilizzare i muscoli del tronco e dei cingoli.
La mobilizzazione attiva ha un impatto molto positivo e duraturo. Deve essere utilizzata e ripetuta con parecchie ripetizioni, associando esercizi di potenziamento muscolare e migliorando la stabilità articolare.
Gli schemi facilitativi neuro-muscolari risultano utili per correggere gli schemi propriocettivi. Vi si associa la stimolazione cutanea e dei tessuti molli.
Dopo adeguata preparazione, la rieducazione allo sforzo diventa una prospettiva interessante per l’ottima tolleranza sviluppabile.
Però, occorre dissociare tra la relativa facilità di produrre un grande sforzo (come il cammino) e la difficoltà a reggersi in piedi.
Le alterazioni del pavimento pelvico e perineale possono diventare motivo di limitazione sociale, sessuale e relazionale.
Oltretutto, dato che la salute perineale incide significativamente e qualitativamente sulla vita della donna in tutte le fasi evolutive, ci si avvale di specifici esercizi.
Età puberale, menarca, attività sessuale, gestazione, parto, menopausa, influiscono sulla salubrità e sulla funzionalità pelvica.
Quindi, gli esercizi per il pavimento pelvico e per la regione perianale risultano efficaci ed indispensabili al fine di controllare l’ipermobilità articolare del bacino.
Di conseguenza, sulla scorta di indicazioni sanitarie o dei dati di valutazione motorie, si stabilisce il tipo di esercizio, intensità, durata, frequenza, progressione, precauzioni. Pertanto, si promuove, si previene e si rieduca la salute perineale.
Il “RECUPERO” tramite l’Attività Fisica, adatta esercizi combinati. Questi devono essere studiati a seconda dello specifico problema con l’obiettivo di migliorare il controllo volontario e le performances biomeccaniche.
Quindi, aiuta ad evidenziare l’informazione recettoriale interferendo e migliorando il controllo dell’area con ridotta capacità sensitiva e motoria o di una funzione.
Quando la coscienza zonale migliora e la percezione mio-fasciale è più intensa, l’intervento di tipo chinesiologico permette il mantenimento di una adeguata capacità propriocettiva che riporta allo stato fisiologico.
L’esercizio fisico adattato assume senso e dignità scientifica quando si usa come “farmaco” nelle patologie esercizio-sensibili croniche e stabili.
I vantaggi vanno ricercati in:
- Semplicità;
- Costo contenuto;
- Assenza di effetti collaterali;
- Non interferisce con altri trattamenti.
La PRESA DI COSCIENZA è la fase più delicata dell’intero programma chinesiologico. Perciò, da essa dipende il buon esito del risultato complessivo nel recupero.
Va consigliato, inoltre, di evitare generosi e lunghi periodi di inattività e di astensione dalla regolare attività motoria (aumento del rischio di decondizionamento muscolare).
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Ipermobilità articolare e la sindrome di Ehlers Danlos.
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