Nuoto e scoliosi – pregi e difetti!
Nuoto e Scoliosi o ginnastica correttiva per scoliosi ?
Prof. Carmelo Giuffrida – 2019
Il concetto di benessere fisico è stato sempre affiancato all’elemento “Acqua”. L’uso dell’acqua con scopo rieducativo e per la ricerca del benessere costituisce uno dei procedimenti più antichi di cui ha disposto l’essere umano sin da epoche remote: dalla civiltà egizia a quella ellenica e romana.
Nell’ambito della rieducazione posturale è uso comune, purtroppo ancora spesso, attribuire doti rieducative alle attività sportive e, in particolar modo, al nuoto. Il più delle volte tali qualità risultano assolutamente improprie e prive di evidenze giustificazioni scientifiche.
Negli ultimi anni si è indirizzato troppo spesso e senza motivare scientificamente verso l’attività in piscina indicando il nuoto come “toccasana” della scoliosi.
Il libro più venduto su Amazon è un best seller che parla di scoliosi e spiega con la fluidodinamica perché il nuoto è controindicato per il trattamento della scoliosi!
Il libro più venduto su Amazon relativamente a “Nuoto e Scoliosi”: cosa dice?!
Il nuoto non può essere prescritto in presenza di scoliosi.
La ginnastica correttiva per scoliosi è più indicata!
Non si può creare l’illusione di una miracolistica efficacia del nuoto poiché, al pari di qualsiasi altra attività sportiva, è priva di qualsiasi effetto rieducativo-compensativo.
È utile chiarire il ruolo delle attività acquatiche e natatorie: queste ricoprono un ruolo di dubbia validità; purtroppo si continua a prescrivere il nuoto. L’attività in vasca è oggetto di attenzioni ingiustificate e controproducenti nel processo di normalizzazione delle alterazioni morfologico-posturali e nella rieducazione della scoliosi.
Ancora oggi sopravvivono stereotipi culturali privi di fondamento scientifico e che non giustificano il beneficio del nuoto. Al contrario, sono di grande interesse gli aspetti concernenti la valutazione e l’esercizio fisico. L’effetto miorilassante e decontratturante dell’esercizio in acqua viene parecchio utilizzato nel management del dolore soprattutto in presenza di algia vertebrale (back pain) e nella traumatologia sportiva quale momento di riatletizzazione. In ambito neurologico è prescritto come ultima risorsa nell’intento di sfruttare il mezzo acquatico come “facilitazione” motoria rispetto al movimento svolto sulla terraferma.
Il binomio Nuoto e Scoliosi è improprio e ingiustificato!
Tanti “si dice” inducono vecchi Medici non più aggiornati e la profanità dell’utenza che è costretta a un vissuto di educazione posturale, ad attribuire doti rieducative funzionali alle attività motorie in acqua. Spesso, lo sport viene scelto come momento compensativo di alterazioni morfologico-posturali o di gravi curve scoliotiche paramorfiche.
In particolare, in modo assolutamente improprio e ingiustificato, la scelta viene indirizzata verso il nuoto come fosse una panacea.
Quindi, si precisa che, come qualsiasi altro sport, anche gli sport acquatici e natatori (di qualsiasi tipo o tecnica e comunque denominate) non sono “TERAPIA” utilizzabile per “curare” la scoliosi o qualsiasi altro paramorfismo della colonna vertebrale: sono un valido supporto poiché offrono esercizi di grande variabilità e dinamicità che aiutano gli schemi motori e corporei a compiere azioni compensative; servono di ausilio e da rinforzo agli esercizi che devono essere somministrati in ambiente altamente specializzato nella ginnastica correttiva e compensativa.
Le tecniche di espletamento di esercizio fisico clinico in acqua sono fortemente connesse alle conoscenze delle proprietà fisiche del mezzo (acqua) e del corpo immerso in questo fluido, indipendentemente dalle sue proprietà organolettiche e, in particolare, in relazione al concetto di materia.
Il mezzo acquatico non può contenere obiettivi e strategie per la rieducazione della scoliosi!
L’acqua, o meglio il mezzo acquatico, non deve essere inteso come uno strumento terapeutico o un metodo di trattamento rieducativo ma, semplicemente, come un mezzo dotato di specifiche caratteristiche all’interno del quale possono essere allestite metodiche allenanti e come un “attrezzo” per la somministrazione di esercizi rieducativi. Quello che conta è la tipologia di esercizio somministrato. Le conoscenze dell’idrologia non possono produrre un “metodo acquatico” contenente obiettivi e strategie rieducative e funzionali.
Le premesse epistemiologiche di un qualsiasi “somministratore” di esercizi devono, innanzitutto, fare sorgere il concetto di “cosa si può apprendere” in acqua. Poi, viene il “come si apprende un gesto motorio” in acqua declinando le convinzioni, le esperienze e i metodi che non trovano fondamento scientifico a favore dello specifico compito di seguire le regole che governano l’ambiente acquatico.
Tra gli stereotipi culturali che derivano dalla tradizione dell’idrologia e della fisio-climatologia sorge immediata la problematica legata alla temperatura e alla resistenza dell’acqua.
Nuoto e Scoliosi: migliorano le grandi funzioni organiche ma non può migliorare le condizioni meccaniche della curva scoliotica!
Da non trascurare, poi, ci sono gli effetti “contesto-dipendenti” dell’acqua, come l’effetto anti-spastico, che assumono un ruolo di inutile magia sospingendo il lavoro in acqua come disciplina irregolare, i cui risultati portano all’impossibilità di corrette opinioni se non quelle di aver seguito una moda o un luogo comune.
Spasticità, stiffness non-neurale, co-contrazione fisiologica degli antagonisti, reclutamento muscolare e alterazione delle sequenze di attivazione muscolare rispetto alle condizioni del movimento sulla terraferma, …
Questi sono tutti elementi utili e non trascurabili per definire i termini di un esercizio da proporre. Vanno molto al di là della semplice sterile diagnostica che descrive la patologia.
Indispensabile momento di valutazione dei soggetti paramorfici diventa la consapevolezza di termini come impairment, patologia, handicap, disability, stato di cronicità, stabilità e di acuzia patologica.
E, poi, occorre la consapevolezza della misurazione scientifica!
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