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Obesità e sovrappeso – azione della ginnastica dimagrante

Obesità e sovrappeso: quando l’Attività Fisica Adattata deve fare i conti con il sovraccarico ponderale e l’esercizio diventa farmaco!

 

L’obesità e il sovrappeso rappresentano una condizione cronica che influenza negativamente lo stato di salute, determinando parecchie complicanze.

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Obesità e Attività Fisica Adattata – Indispensabili misure antropometriche -Laboratorio di Chinesiologia Rieducativa – Studio Prof. Carmelo Giuffrida – Catania

 

Il tessuto adiposo rappresenta una forma di deposito di energia che si immagazzina durante le fasi di eccedenza energetica per poterne disporre in caso di nascenti esigenze.

È, in pratica, una riserva energetica illimitata!

1 grammo di grasso sviluppa 9,45 kcal; quindi, si può affermare che il tessuto adiposo possiede un ottimo rapporto tra energia accatastata e volume occupato nel corpo umano.

Inoltre, l’adipe ammortizza gli urti, isola e protegge gli organi vitali consentendone lo scorrimento, e può fornire il necessario sostegno ad alcune strutture organiche che, come i reni, poggiano su un cuscinetto di grasso.

 

Obesità e sovrappeso: cosa bisogna sapere sul tessuto adiposo?

 

In definitiva, anche il tessuto adiposo viene definito quale “organo” poiché è in grado di secernere ormoni, citochine e altri mediatori metabolici; in poche parole, risulta costituito da più tessuti che, sinergicamente, svolgono funzioni integrate tra loro.

 

Il tessuto adiposo viscerale

 

Ogni individuo presenta una certa funzionale percentuale di tessuto adiposo viscerale “incastrato” tra gli organi vitali quale importante supporto meccanico per ammortizzare gli urti e permettere lo scivolamento reciproco tra gli organi. Gli adipociti, le cellule del tessuto adiposo viscerale, svolgono un ruolo centrale nello stato infiammatorio fungendo da starter capace di modificare la loro fisiologia. In generale, il passaggio da adipociti insulino-sensibili a insulino-resistenti è diviso in quattro fasi:

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1) Una sovrabbondanza di calorie e una ridotta attività fisica tendono a incrementare proporzionalmente i depositi di tessuto adiposo sottocutaneo e viscerale;

2) In condizioni di elevata adiposità, il grasso attiva una maggior produzione di citochine pro-infiammatorie (TNFα, IL 6, IL 1β…) che alterano i segnali che l’insulina innesca sulle cellule, alimentando, così, lo stato infiammatorio;

3) Se le condizioni permangono, gli adipociti incrementano le loro dimensioni e il loro metabolismo pro-infiammatorio. L’ipertrofia degli adipociti, non essendo più proporzionale, tende a produrre un aumento dei grassi viscerali e intramuscolari (vedi oltre) rispetto a quelli sottocutanei;

4) I macrofagi (cellule del sistema immunitario), con il cronicizzarsi delle condizioni,  tendono ad infiltrarsi nel tessuto adiposo e, a loro volta, producono citochine pro infiammatorie. Si innescando un circuito vizioso che accumula sempre più un maggiore numero di adipociti insulino-resistenti.

Uno stile di vita errato, nel giro di alcuni mesi o, al massimo, di pochi anni pone le condizioni di avere adipociti che rispondono sempre meno agli stimoli dell’insulina. Ne consegue, perciò, che le strategie alimentari diventano fallimentari.

 

Obesità e sovrappeso: intervento delle citochine sul grasso!

 

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Pertanto, il processo di recupero dell’individuo deve ricercare, innanzitutto, il controllo dello stato infiammatorio sistemico e la patologia conclamata nei termini della normale “Fisiologia”.

Essendo localizzati tra un organo e l’altro, gli adipociti viscerali riversano le citochine nella vena porta e, di conseguenza, nel fegato dove arriva anche l’insulina prodotta dal pancreas.

Le citochine, perciò, a livello epatico, interferiscono sul metabolismo dell’insulina che resta in circolo per tempi più lunghi. Aggiungendo l’incremento del glucosio causato dal catabolismo muscolare indotto da un’alimentazione scorretta o dal cortisolo, ne risulta una contemporanea presenza di insulina e glucosio a livelli più alti del normale che provoca le basi per l’insulino resistenza.

Più  sono remote le condizioni storiche degli adipociti insulino-resistenti maggiore sarà lo stato infiammatorio. Perciò, aumenta la produzione di leptina, di citochine pro-infiammatorie come l’IL6 (interleuchina-6) e il TNFα. Questi, entrando nel circolo ematico, espandono l’infiammazione a tutto l’organismo.

 

Il tessuto adiposo intramuscolare – Intra Muscular Adipose Tissue (IMAT)

 

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È costituito da un tessuto simile al grasso viscerale, ma ha la tendenza ad accumularsi nei muscoli. Essendo un “pessimo conduttore” per l’impulso neuromuscolare, può comprometterne la funzionalità e restituire una minore efficienza muscolare.

Inoltre, essendo anidro, il tessuto adiposo occupa spazio e tende a rendere il muscolo (e, di conseguenza, l’organismo) maggiormente disidratato (notando che il tessuto muscolare è costituito da acqua per il ˜ 75%)

L’IMAT deve il suo incremento allo stato infiammatorio cronico, all’eccessivo apporto calorico e alla sedentarietà. Il tessuto muscolare produce IL6 (interleuchina-6) e IL15 (interleuchina-15). Cioè, delle miochine coinvolte nella mobilizzazione dei grassi in grado di contrastare l’azione infiammatoria e l’accumulo di IMAT.

 

Obesità e sovrappeso: quale Attività Fisica Adattata?!

 

L’attività fisica condotta in Interval Training (o H.I.I.T.) svolge un ruolo determinante nella riduzione del grasso intramuscolare.

Occorre chiarire che anche nei muscoli dei soggetti sani è presente il grasso intramuscolare.

I valori di normalità si dovrebbero affermare attorno all’ 1% ÷ 2% del peso corporeo (approssimativamente 1 kg ÷ 1,5 kg nell’adulto).

Questo accumulo assume valore di utilità funzionale come fonte energetica muscolare, soprattutto durante la pratica di attività fisica di lunga durata e resistenza.

La “patologia” si manifesta in condizioni di eccessivo apporto calorico ed infiammazione per cui, le citochine, fanno aumentare la quantità di deposito in modo sproporzionato.

L’aumento del grasso intramuscolare causa ricadute sistemiche:

  • metaboliche: insulino-resistenza e infiammazione;
  • muscolari: abbassamento delle prestazioni fisiche e della forza (dinapenia);
  • coordinative: il grasso, non trattenendo acqua, altera i potenziali d’azione e l’eccitabilità neuro-muscolare e, di conseguenza, la coordinazione neuro-muscolare.

È importante limitare l’accumulo di grasso intramuscolare. Piccole variazioni lipidiche possono creare problemi proporzionalmente molto più rilevanti rispetto al grasso viscerale che, invece, ha molto più spazio per essere accumulato.

 

Obesità e sovrappeso: localizzazione dei vari tipi di grasso!

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Obesità e Attività Fisica Adattata – Indispensabili misure antropometriche -Laboratorio di Chinesiologia Rieducativa – Studio Prof. Carmelo Giuffrida – Catania

 

In maniera proporzionale, quindi, l’organismo umano tende ad accatastare il tessuto adiposo (massa grassa) essenzialmente in tre regioni somatiche:

  • grasso sottocutaneo sotto la pelle: corrisponde allo strato che si può “pinzare” con le dita, stimabile con la plicometria;
  • grasso viscerale attorno al ventre e agli organi interni: fondamentale per proteggere gli organi, ammortizzandone gli eventuali eventi traumatici e per garantire lo scivolamento reciproco tra di essi.
  • Intra Muscular Adipose Tissue o grasso intramuscolare depositato nei muscoli:  corrisponde all’accumulo adiposo non visibile dall’esterno che si accumula all’interno del tessuto muscolare. In particolari condizioni di iperalimentazione e di stress cronico che provoca infiammazione, il grasso intramuscolare può aumentare considerevolmente per effetto delle citochine. Queste, alterando il metabolismo corporeo, inducono ad accumuli viscerale e intramuscolare innescando un pericoloso circolo vizioso.
  • il grasso bruno – Brown Adipose Tissue (BAT): È composto essenzialmente da adipociti bruni multiloculari formati da parecchie gocce lipidiche, mitocondri e vasi sanguigni che, al microscopio conferiscono il colore bruno, da cui la denominazione. Il BAT assolve un ruolo termogenico e, pertanto, risulta maggiormente sviluppato nelle popolazioni più esposte al freddo climatico e nei neonati. Nell’adulto si riduce per l’“effetto whitening”, cioè, la loro trasformazione in adipociti bianchi; si concentra, per circa 100g-250g in totale, nella zona circostante a reni, spalle e collo.

 

Obesità e sovrappeso: intervento della termogenina – UCP

 

I mitocondri di questi adipociti svolgono un importante ruolo nella generazione di calore poiché sulla loro membrana interna si trova una proteina, la termogenina (o UCP), che funge da porta per gli ioni idrogeno H⁺ consentendone il passaggio da una parte all’altra della membrana cellulare.

Obesità e sovrappeso: la fosforilazione ossidativa e la produzione di calore!

 

Pertanto, tale processo consente agli adipociti bruni e ai relativi mitocondri di svolgere la fosforilazione ossidativa, cioè, un processo di produzione energetico di AdenosinTriFosfato (ATP) che, attraverso varie reazioni biochimiche, (tra cui il passaggio energetico di H⁺ tra le due membrane dei mitocondri grazie alle UCP), libera calore in condizione di basse temperature in  grado di stimolare in modo rilevante il sistema nervoso ortosimpatico (che innerva questi adipociti), oppure, quando è in corso una importante lipolisi secondaria al digiuno. In poche parole, in situazioni che amplificano le catecolamine si verifica una stimolazione degli adipociti bruni. Questi, avendo una grossa innervazione adrenergica sono indotte a produrre calore.

 

“Effetto browning” contro l’Obesità e il sovrappeso

 

Nella pratica dell’Attività Fisica Adattata si può affermare che una sessione di training condotta a basse temperature e a digiuno determina una intenso catabolismo lipidico (lipolisi) provocata dalle scarse riserve di glucosio a cui corrisponde un innalzamento delle catecolamine che stimolano gli adipociti bruni (dotati di una grossa innervazione adrenergica) e, di conseguenza, la produzione di calore. Questo triplo stimolo comporta una dispersione energetica che dispone un dispendio utile a ridurre il proprio peso corporeo.

Oltretutto, eseguendo gli esercizi nelle ore della mattina, si fornisce anche una stimolazione circadiana nei confronti delle catecolamine. Però, occorre intervenire nelle finestre orarie corrette per agire nei confronti dello stress.

Questa strategia detta “effetto browning” diventa funzionale nei processi di ricomposizione corporea. Ma ciò, solamente se si incrementa la sinergia tra l’introito energetico e un costante stile di vita attivo (Fat Burn).

 

Obesità e sovrappeso: I lipidi essenziali

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Obesità e Attività Fisica Adattata – Indispensabili parametri di efficienza fisica e capacità metabolica – Laboratorio di Chinesiologia Rieducativa – Studio Prof. Carmelo Giuffrida – Catania

 

Adiponectina

 

L’Adiponectina è un ormone prodotto dal tessuto adiposo, i cui livelli sono inversamente proporzionali alla percentuale di grasso corporeo. Gli obesi, infatti, ne producono meno rispetto a soggetti normopeso. Ha due tipi di recettori, R1 e R2 che si trovano soprattutto sulle cellula epatiche e muscolari, regolandone alcune funzioni. Gli effetti principali dell’adiponectina sono diretti a:

  • Bloccare la produzione di acidi grassi e colesterolo nel fegato;
  • Promuovere l’ossidazione degli acidi grassi muscolari (IMAT) e stimolare i recettori Glut1 e Glut4, favorendo l’ingresso di glucosio nelle cellule per ristabilire una buona sensibilità insulinica;
  • Stimolare il senso di fame sull’ipotalamo a condizione che le percentuali di grasso corporeo siano contenute nei range di normalità (tra il 20% e il 30% per le donne e tra il 16% e il 25% per gli uomini);
  • Alti livelli di adiponectina comportano grandi aumenti del metabolismo basale e dispendio calorico grazie all’attivazione delle proteine disaccoppianti.

 

Leptina

 

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Obesità e Attività Fisica Adattata – Il nostro motto – Laboratorio di Chinesiologia Rieducativa – Studio Prof. Carmelo Giuffrida – Catania

La leptina è un ormone prodotto principalmente dal tessuto adiposo con lo scopo di stimolare il senso di sazietà. Dopo un pasto ricco di zuccheri l’insulina sale e gli adipociti aumentano di volume stimolando un aumento di leptina circolante. Molti recettori per la leptina sono presenti in diverse zone dell’ipotalamo che rispondono aumentando il senso di sazietà, riducendo, di conseguenza, la fame.

Specularmente, durante il digiuno vengono mobilizzati gli acidi grassi come fonte energetica.

Vengono stimolate la gluconeogenesi e la glicogenolisi per normalizzare i livelli glicemici.

Questi fenomeni tipici del digiuno provocano una diminuzione di leptina e un aumento del senso di fame, stimolando l’interruzione del digiuno, potenzialmente dannoso.

Alterazioni sulla produzione di leptina determinano un mancato controllo dell’appetito e inducono all’obesità in quanto il soggetto conserva una costante sensazione di digiuno.

 

Perciò, l’Adiponectina e la leptina sono sinergici.

 

In pratica, a condizione che la percentuale di grasso si mantenga nei range precedentemente definiti. I valori sono del 20%÷30% per il sesso femminile e 16%÷25% per il sesso maschile.

L’alterazione in eccesso o in difetto nella produzione di uno di questi ormoni altera la regolazione dell’appetito e la crescita della massa grassa.

Ne deriva che, questi sottocomponenti lipidici, possiedono proprietà metaboliche e discriminanti parecchio differenti tra loro. Ciò, al punto da distinguere, paradossalmente, “obesi sani” a fronte di “soggetti patologici magri” in rapporto allo stato di flogosi.

Quindi, l’esame approfondito della composizione corporea ne attenziona la differenziazione, piuttosto che il valore assoluto di massa grassa.

 

Giornata della Obesità

SALUTE in seno alla OBESITY DAY: 10 Ottobre di ogni anno!

 

La campagna nazionale di informazione e sensibilizzazione sull’obesità è promossa ogni anno, il 10 ottobre, dall’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica – ADI, considerata Società Scientifica di riferimento, insieme a IO.NET – Italian Obesity Network.

 


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