Anoressia e attività fisica: abbinamento lessicale che fa litigare questi termini se accostati, ma non è così!
La convinzione comune che il praticare un’attività motoria serva ad incrementare il consumo energetico per controllare il peso corporeo in eccesso potenzia questa opinione.
Il sesso femminile con un rapporto di 10/20:1 è maggiormente interessato rispetto al sesso maschile.
Si stima che le femmine anoressiche interessate a tale fenomeno hanno un’incidenza compresa tra lo 0,5 e il 2 %.
Il soggetto anoressico tende a praticare attività motoria nascondendosi da occhi indiscreti e trasforma l’allenamento in iper-attività. Questo comportamento necessita di correzione e regolazione per evitare dannosi.
La corsa di lunga durata o attività motorie intense e parecchio prolungate nel tempo, possono restituire micro-fratture da stress con danni strutturali alle articolazioni per effetto di una osteopenia o osteoporosi conseguenziali all’anoressia.
Anoressia e peso corporeo sono legati a gravi preoccupazioni psicologiche. Il pensiero dell’anoressico, volto alla preoccupazione di un possibile sovraccarico ponderale, corre verso l’allenamento intenso. Alimenta, così, un peggioramento prognostico appoggiato dalla tendenza psicologica che “vieta” qualsiasi attività fisica.
Anoressia e attività fisica: un disturbo comportamentale da alterata percezione
L’anoressia nervosa è un disturbo comportamentale, caratterizzato da un’alterata percezione dell’immagine corporea. Viene corretto dallo stesso soggetto con una alterazione nutrizionale. L’incremento dell’attività fisica derivante dalla paura morbosa di diventare obeso induce a rifiutare il mantenimento di un peso corporeo tenuto in valori minimi normali.
Un eccesso di attività motoria può essere causa di incremento del rischio di complicanze cardiovascolari. Questi potrebbero già essere presenti nel soggetto anoressico: le aritmie, il prolasso della valvola mitrale, la riduzione dei volumi e della frequenza cardiaca, l’ipotensione arteriosa.
L’elevata frequenza ed intensità di attività fisica ricercata dal soggetto divenuto labile psicologicamente lo stimola a sacrificare altre attività ludico-ricreative socializzanti. Quindi, si determina una routine solitaria tendente all’isolamento e all’accentuazione dei disturbi associati che il quadro clinico può comportare.
Anoressia e attività fisica: Perché fa bene l’Attività Fisica Adattata ?
Il soggetto con quadro clinico di anoressia ritiene “impossibile” rinunciare all’attività motoria. Pertanto, è fondamentale fornire una corretta informazione educativa ed una formazione nei confronti dell’uso dell’attività motoria. Soprattutto, per evitare l’eccesso di una iperattività non giustificata. Inoltre, per sostenere i benefici organici, fisici e psicologici, che comporta la pratica di un qualsiasi training ben finalizzato e adattato, salvaguardando la salute fisica e mentale del soggetto.
Anoressia e attività fisica:
Quali parametri diventano importanti per eseguire il protocollo dello Studio ?
Innanzitutto il soggetto va sottoposto a:
– valutazione funzionale rilevando i valori antropometrici di peso corporeo, altezza, composizione corporea, consumo massimale di ossigeno – VO2max, ECG, capacità della forza con rilievo dei valori massimali relativi agli arti inferiori e agli arti superiori,
– valutazione psicologiche e psichiatriche per definire con esattezza la sua percezione somatica, valutare gli atteggiamenti psichici nei confronti del suo corpo e del rapporto con la nutrizione, la sua auto-stima e il rapporto con le sue dinamiche personali, familiari, scolastiche o lavorative e sociali.
Anoressia e attività fisica:
Quale Esercizio Fisico Adattato ?
La programmazione dell’attività motoria prevede una buona educazione psico-motoria, la stimolazione delle grandi funzioni organiche, cardio-circolatorie e respiratorie, con la ricerca di un costante miglioramento generale dello stato organico-funzionale.
Obiettivo essenziale è l’incremento della massa muscolare attraverso il potenziamento e la tonificazione muscolare.
Ciò consentirà un miglioramento della forza massimale e del consumo massimale di ossigeno (VO2 max) ottenendo un equilibrato recupero del peso corporeo, del metabolismo e della funzionalità mio-fasciale.
Inoltre, sarà indispensabile una educazione formativa nei confronti dell’attività fisica che consenta di fare compartecipare il soggetto con piena coscienza sulla corretta qualità, intensità e modalità di allenamento, rendendolo partecipe della correzione dell’iperattività, motivandone i comportamenti positivi a fronte di quelli lesivi ed evitando l’enfasi dell’agonismo atletico; sentimenti e sensazioni, consapevolezza del proprio pensiero motorio, acquisizione di nuovi engrammi senso-motori, forniranno utili nuove informazioni attraverso il movimento propriocettivo.
Anoressia e attività fisica:
Gli esercizi saranno somministrati rispettando ritmi e sensibilità personali allo sforzo.
Un buon rapporto alimentare, seguito dal Biologo–Nutrizionista in Equipe, produrrà un miglioramento dell’atteggiamento generale nei confronti del cibo, della nutrizione, del peso corporeo. Si stimolerà la ricerca di cibi sani e gustosi. Inoltre, si suggerirà, in modo appropriato, anche un moderato comportamento di iperattività fisica. Ancor di più, di un adeguato controllo dell’apporto alimentare. Entrambi, saranno calibrati in base alle capacità funzionali acquisite e tarati con gradualità di intensità. Tutto ciò, per evitare eccessivi dispendi energetici, deve essere posto sotto la sapiente guida dello Specialista in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate (Specialista A.M.P.A.).
Occorre sfruttare la nuova percezione, corporea ed espressiva. In particolare, il rilassamento guidato, la migliorata autostima e la conoscenza del proprio corpo. Inoltre, la consapevolezza dei limiti personali, la migliore relazione integrativa e interattiva con il confronto “diverso”. Infine, suggerendo comportamenti differenti da usare con altri soggetti (familiari o amici), si assicurerà il benessere e una migliore efficienza generale, fisica e psichica.
Il piano di trattamento prevede un follow up in itinere. L’obiettivo è quello di ottenere un effetto di rinforzo motivazionale, sfruttando i risultati conseguiti con il lavoro attuato sino a quel momento). Un follow up finale stabilisce un dato di fatto relativo al target ricercato ed evita un drop out successivo, con l’obiettivo di mantenere, nel corso del tempo, i risultati realizzati.
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