Riatletizzazione e rieducazione funzionale post-fisioterapica
Riatletizzazione funzionale: cosa è cambiato nella rieducazione chinesiologica?
Prof. Carmelo Giuffrida
In passato si faceva coincidere il ritorno all’attività agonistica con la fine della fase riabilitativa. Il trattamento veniva affidato esclusivamente al Fisio-Terapista che ne trattava il momento di instabilità sotto la guida dello specialista Medico-Ortopedico o Medico-Fisiatra.
Riatletizzazione funzionale: quando la rieducazione chinesiologica non veniva presa in considerazione!
La moderna Scienza dell’Esercizio Fisico applicata alla traumatologia sportiva non può ignorare, al termine della fase riabilitativa da un infortunio e del periodo di fisioterapia, prima del ritorno incondizionato all’attività sportiva, la programmazione di un periodo di riatletizzazione funzionale. Tale periodo serve per riportare l’atleta, professionista o amatoriale, alle capacità fisiche che aveva acquisito prima dell’evento sinistroso. Gli consente di allenarsi con le medesime modalità pre-infortunio e di ridurre al massimo il rischio di recidive, o di sovraccarico funzionale e strutturale.
Oggi si riatletizza qualsiasi complesso articolare che abbia subito danni funzionali; superata la fase acuta, una volta stabilizzato il distretto interessato, in ambiente specializzato, si trattano: piede, caviglia, ginocchio, anca, colonna vertebrale, bacino, spalla, gomito, mano!
Riatletizzazione funzionale: L’avversario più temibile per l’atleta è l’infortunio!
Quando l’infortunio si presenta, e in molti casi senza alcun preavviso, impone all’atleta una resa al suo volere, compresa l’accettazione incondizionata del suo evento e dei suoi tempi. Spesso vuol dire modificare intere preparazioni, sviluppare immediatamente piani di recupero e stabilire i tempi di rientro.
All’evento sinistroso si fa coincidere la fatidica domanda “Quando potrà ritornare a gareggiare”?
Si cerca sempre di compensare il danno patito attraverso immediate fantasiose tecniche di recupero. Si trascura che tutto è affidato a una semplice stima del danno funzionale (muscolare o traumatico). Non sempre, la valutazione del danno consente di essere supportata da immediati accertamenti clinici. La presenza di un emartro, tra l’altro, può inficiare i risultati diagnostici di una ecotomografia o di una risonanza magnetica.
L’atleta è costretto ad attendere il trascorrere del tempo fino al recupero! Frequentemente, è accompagnato da dubbi e paure tipiche di chi esce dalla scena agonistica. Il soggetto infortunato non sa quando, come, e se tornerà a gareggiare come prima dell’infortunio.
L’atleta vive l’infortunio focalizzando tutte le sue attenzioni sul tempo necessario al rientro e sulle sue condizioni di vita da infortunato: la riatletizzazione funzionale ha ruolo primario!
Il più delle volte l’atleta rispetta una riducente forma di attesa passiva sottovalutando l’aspetto critico della sua particolare condizione. Si ritrova ad avere tempo a disposizione per sé, per fare qualsiasi qualcosa, tranne che per allenarsi, contrariamente a quando si ritrovava a vivere prima dell’incidente e che lo vedeva sempre impegnato in allenamenti e competizioni agonistiche.
Il suo piano di lavoro atletico prevedeva anche lo sviluppo e l’apprendimento di competenze sportive strategiche e psicologiche che, dal momento dell’infortunio, rappresentano la soluzione ideale per impiegare con efficacia i giorni di degenza.
Il dolore fisico si può trasformare in dolore psicologico quando l’atleta non è sostenuto da una buona resilienza ed è scarsamente capace di affrontare in maniera positiva l’evento traumatico, trova difficoltà a riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà e ha insoddisfacenti relazioni sociali.
Riatletizzazione funzionale – Il dolore oggettivo provocato dall’infortunio si presenta immediatamente al momento dell’incidente e deve essere accettato e sopportato.
Talvolta, in prossimità della guarigione, si manifesta il dolore “fantasma” o psicologico. L’atleta, pur essendo clinicamente stabilizzato, riferisce sensazioni di fastidio che lo allontanano dall’essere pronto a ritornare a gareggiare.
In questo caso le scale di valutazione soggettive trovano impiego superiore rispetto ai criteri diagnostici della strumentazione medica che, per ciò, non è in grado di rilevare alcun valore di riferimento.
Percezioni reali, recidive del trauma, ma più spesso, dis-percezioni, sono difficili da gestire poiché l’atleta sperimenta e deve fronteggiare emozioni contrastanti, prevalentemente negative, accompagnato da paure (paura estesiologica, rabbia verso gli oggetti che hanno determinato il proprio infortunio, frustrazione del non poter più fare bene, pensiero di poter cambiare la situazione non accettandola, circospezione nello svolgere esami diagnostici, trattamenti riabilitativi e rieducativi, terrore della recidiva, contentezza per la riacquisizione di un movimento corretto, sconforto nel prendere coscienza dei limiti imposti dal proprio corpo …) che mettono sotto stress anche l’atleta caratterialmente più forte, solido e pacato.
A causa delle impreviste emozioni a cui va incontro l’atleta traumatizzato, mente e corpo dimostrano di essere una unica struttura funzionale che subisce la vicendevole influenza.
L’atleta è un Atleta e, anche se ha subito un importante infortunio, resta sempre un Atleta … da Riatletizzare!
La RIATLETIZZAZIONE FUNZIONALE è l’ultima fase di un percorso che, da riabilitazione, si trasforma in rieducazione chinesiologica.
Deve essere affidata, per competenza operativa, esclusivamente allo Specialista dell’esercizio fisico; l’atleta, ormai stabilizzato, viene aiutato dallo Specialista in Scienze e Tecniche A.M.P.A. (Attività Motorie Preventive e Adattate) nel percorso rieducativo. Grazie allo sfruttamento di precisi principi teorici e metodologici dell’esercizio fisico e dell’allenamento sportivo specifico, si può raggiungere il completo recupero delle capacità condizionali e delle abilità dello sport specifico. Ciò, garantisce una restitutio ad interim dell’individuo e il suo completo recupero funzionale.
La riatletizzazione funzionale è l’ultima fase di un percorso che, da riabilitazione fisioterapica, si trasforma in rieducazione chinesiologica!
Prima di ricominciare l’attività agonistica, l’atleta deve aver recuperato le funzionalità lese con l’infortunio, gli schemi motori e la gestualità sport‐specifica; le capacità condizionali devono essere ri-adeguate al livello competitivo di appartenenza.
Un infortunio è quasi sempre secondario a una carenza coordinativa intermuscolare. Ciò, avviene quando, durante l’estensione di un movimento non vi è sintonia ottimale nell’azione dei diversi muscoli sinergici, agonisti o antagonisti. Il sinistro può avvenire, pure, per una mancanza di controllo intramuscolare (le mio-fibrille non vengono contratte in modo ottimale o adeguato alla situazione).
A seguito del momento lesivo si generano una serie di meccanismi difensivi. Questi possono permanere nel medio-lungo termine abbassando sensibilmente la capacità reattiva e l’omeostasi individuale per effetto dei focolai algogeni che ne scaturiscono.
Il distretto somatico traumatizzato stimola il SNC alla percezione dell’alterazione della struttura che riduce, conseguenzialmente all’evento traumatico, il tono muscolare.
Non è possibile accelerare la guarigione. Ma si può evitare il ritardo dei processi riparativi se si agisce idoneamente con una buona rieducazione chinesiologica e con la riatletizzazione funzionale.
Nell’ambito dell’esperienza statistica maturata nello Studio del Prof. Dott. Carmelo Giuffrida si è avuto modo di verificare, nel corso degli anni, quanto segue.
Oltre il 50% degli infortuni deriva da infortuni muscolari, su una importante casistica di atleti agonisti di medio-alto livello.
La popolazione di atleti attenzionati erano provenienti, per lo più, dal mondo del calcio, della pallanuoto, della pallavolo, del basket. Ma, anche, della lotta, del judo e della pesistica, del triathlon e dell’atletica leggera, …
Un buon 20-30% di stop globale veniva imposto all’attività agonistica e atletica, esteso per almeno 30 giorni.
All’atleta, generalmente, si somministrano un elevato numero di esami diagnostici comprendenti eco-tomografie, Risonanze Magnetiche Nucleari e Tomografie Assiali Computerizzate.
La riatletizzazione funzionale può essere proposta anche come momento preventivo nei periodi di transizione o in quelli immediatamente precedente la competizione agonistica. Ciò, per ripristinare le funzioni di un atleta che ha subito un infortunio non recente in data remota e non completamente compensato.
Troppo spesso si ha fretta di rimettere in gara l’atleta senza tenere conto che, a seguito dell’infortunio, ha perso le sue capacità atletiche. Frequentemente si limitano i trattamenti di recupero omettendo la fisioterapia e anticipando la competizione agonistica.
Il recupero fisico, atletico e tecnico, definitivo è possibile se si contempla un’adeguata graduale progettazione da parte delle varie figure tecniche specializzate. Deve essere redatta con modalità idonee, contenuti e tempistiche funzionali.
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Riatletizzazione funzionale dopo il periodo acuto trattato con la Fisioterapia
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