Scoliosi e Nuoto: Miti e Tabu da sfatare
Scoliosi e Nuoto: miti e tabu da sfatare –
Sul n. 43 di Scienza & Sport – Magazine leader del settore – edizione di Luglio-Settembre 2019 – campeggia in bella mostra un articolo che porta la firma di noti studiosi dell’argomento:
Rodolfo Lisi, Paolo Raimondi e Carmelo Giuffrida.
Scoliosi e Nuoto: miti e tabu da sfatare – Considerazioni su … pregi e difetti!
Il concetto di benessere fisico è stato sempre affiancato all’elemento “Acqua”. L’uso dell’acqua con scopo rieducativo e per la ricerca del benessere costituisce uno dei procedimenti più antichi di cui ha disposto l’essere umano sin da epoche remote: dalla civiltà egizia a quella ellenica e romana.
Nell’ambito della rieducazione posturale è uso comune, purtroppo ancora spesso, attribuire doti rieducative alle attività sportive e, in particolar modo, al nuoto. Il più delle volte tali qualità risultano assolutamente improprie e prive di evidenze giustificazioni scientifiche.
Scoliosi e Nuoto: miti e tabu da sfatare – Il nuoto non è il “toccasana” della scoliosi
Negli ultimi anni si è indirizzato troppo spesso e senza motivare scientificamente verso l’attività in piscina indicando il nuoto come “toccasana” della scoliosi.
Il nuoto non può essere prescritto in presenza di scoliosi. Non si può creare l’illusione di una sua miracolistica efficacia poiché, al pari di qualsiasi altra attività sportiva, è priva di qualsiasi effetto rieducativo-compensativo.
È utile chiarire il ruolo delle attività acquatiche e natatorie.
Le attività in vasca ricoprono un ruolo di dubbia validità. Purtroppo, si continua a prescrivere il nuoto, che è oggetto di attenzioni ingiustificate e controproducenti nel processo di normalizzazione delle alterazioni morfologico-posturali e nella rieducazione della scoliosi.
Ancora oggi sopravvivono stereotipi culturali privi di fondamento scientifico e che non giustificano il beneficio del nuoto. Al contrario, sono di grande interesse gli aspetti concernenti la valutazione e l’esercizio fisico. L’effetto miorilassante e decontratturante dell’esercizio in acqua viene parecchio utilizzato nel management del dolore soprattutto in presenza di algia vertebrale (back pain) e nella traumatologia sportiva quale momento di riatletizzazione. In ambito neurologico viene prescritto come ultima risorsa nell’intento di sfruttare il mezzo acquatico come “facilitazione” motoria rispetto al movimento svolto sulla terraferma.
Scoliosi e Nuoto: miti e tabu da sfatare – Tanti “si dice” senza fondamento!
Tanti “si dice” inducono vecchi Medici non più aggiornati e la profanità dell’utenza che è costretta a un vissuto di educazione posturale, ad attribuire doti rieducative funzionali alle attività motorie in acqua. Spesso, lo sport viene scelto come momento compensativo di alterazioni morfologico-posturali o di gravi curve scoliotiche paramorfiche.
In particolare, in modo assolutamente improprio e ingiustificato, la scelta viene indirizzata verso il nuoto come fosse una panacea.
Quindi, si precisa che, come qualsiasi altro sport, anche gli sport acquatici e natatori (di qualsiasi tipo o tecnica e comunque denominate) non sono “TERAPIA” utilizzabile per “curare” la scoliosi. E, neanche, qualsiasi altro paramorfismo della colonna vertebrale!
Sono un valido supporto poiché offrono esercizi di grande variabilità e dinamicità che aiutano gli schemi motori e corporei a compiere azioni compensative. Servono di ausilio e da rinforzo agli esercizi che devono essere somministrati in ambiente altamente specializzato nella ginnastica correttiva e compensativa.
Le tecniche di espletamento di esercizio fisico clinico in acqua sono fortemente connesse alle conoscenze delle proprietà fisiche del mezzo (acqua) e del corpo immerso in questo fluido, indipendentemente dalle sue proprietà organolettiche e, in particolare, in relazione al concetto di materia.
L’acqua, o meglio il mezzo acquatico, non deve essere inteso come uno strumento terapeutico o un metodo di trattamento rieducativo. Il fluido acqua è, semplicemente, un mezzo dotato di specifiche caratteristiche all’interno del quale possono essere allestite metodiche allenanti. E’ un “attrezzo” utile per la somministrazione di esercizi rieducativi. Quello che conta è la tipologia di esercizio somministrato e non le conoscenze dell’idrologia che non possono produrre un “metodo acquatico” contenente obiettivi e strategie rieducative e funzionali.
Scoliosi e Nuoto: miti e tabu da sfatare – L’uomo è progettato per vivere sula terra e non in acqua!
L’essere umano è un animale terrestre “progettato” per vivere ed espletare tutte le sue funzioni sulla terraferma ma capace di adattarsi all’ambiente acquatico.
Le premesse epistemiologiche di un qualsiasi “somministratore” di esercizi devono, innanzitutto, fare sorgere il concetto di “cosa si può apprendere” in acqua e “come si apprende un gesto motorio” in acqua. Occorre declinare le convinzioni, le esperienze e i metodi che non trovano fondamento scientifico a favore dello specifico compito di seguire le regole che governano l’ambiente acquatico.
Tra gli stereotipi culturali che derivano dalla tradizione dell’idrologia e della fisio-climatologia sorge immediata la problematica legata alla temperatura e alla resistenza dell’acqua.
Da non trascurare, poi, ci sono gli effetti “contesto-dipendenti” dell’acqua, come l’effetto anti-spastico. Questi assumono un ruolo di inutile magia, sospingendo il lavoro in acqua come disciplina irregolare. Ma, i risultati, portano all’impossibilità di corrette opinioni, se non quelle di aver seguito una moda o un luogo comune.
Spasticità, stiffness non-neurale, co-contrazione fisiologica degli antagonisti, reclutamento muscolare e alterazione delle sequenze di attivazione muscolare rispetto alle condizioni del movimento sulla terraferma, … sono tutti elementi utili e non trascurabili per definire i termini di un esercizio da proporre che vanno molto al di là della semplice sterile diagnostica che descrive la patologia.
Indispensabile momento di valutazione davanti a un soggetto con paramorfismi diventa la consapevolezza di termini come l’impairment, la patologia, l’handicap, la disability, lo stato di cronicità, lo stato di stabilità e lo stato di acuzia patologica.
E, poi, occorre la consapevolezza della misurazione scientifica!
Scoliosi e Nuoto: miti e tabu da sfatare –
La prescrizione del nuoto in presenza di paramorfismi: pregi e difetti!
È uso comune dei più accreditati ricercatori scientifici del nostro Pianeta verificare ed effettuare revisioni sistematiche e meta-analisi accedendo alla letteratura universale completa.
Di norma, vengono esaminati i riferimenti bibliografici più credibili in seno alle comunità scientifiche. Gli articoli originali, le recensioni, le prove tecniche scientifiche forniscono una maggiore priorità agli studi randomizzati e controllati.
Negli ultimi 30 anni, sia l’evidenza scientifica che le conoscenze acquisite, hanno conferito un considerevole significato all’esercizio fisico. Infatti, questo viene usato come trattamento di prima linea di parecchie malattie croniche oltre alle patologie dell’apparato locomotore.
Si evidenzia che, sempre più spesso, l’attività fisica adattata, l’esercizio fisico e le attività motorie finalizzate, la pratica di sport, vengono prescritte come momento di indispensabile necessità. Ciò, al fine di assicurare una migliore qualità della vita.
L’esercizio fisico fa bella mostra di se nei ricettari del Medico ed è tra le prescrizioni più gettonate
L’elenco delle patologie sensibili all’attività motoria si è esteso a dismisura. Rivedendo la letteratura internazionale presente sul web, oltre alle esperienze personali, si può ipotizzare che la lista si allungherà ulteriormente nel corso del tempo.
Gli effetti dell’esercizio fisico sulla patogenesi della malattia e sulla sintomatologia specifica si ricavano da prove, esperienza e buon senso.
Alla base di ogni piano di trattamento si impone sempre una seria valutazione funzionale delle condizioni di efficienza fisica del soggetto esaminato. Si valutano le sue reali capacità motorie e le sue qualità fisiche residue. Prima di stabilire i possibili meccanismi di azione da intraprendere si soppesano i principi, i metodi e le tecniche utili. Poi, si agisce idoneamente al fine di raggiungere gli obiettivi programmati.
Scoliosi e Nuoto: miti e tabu da sfatare su una deformazione complessa a 3 D
La SCOLIOSI è una deformazione complessa nella quale, la risultante delle deviazioni, dal piano sagittale a quello laterale, è una rotazione assiale.
Studiare la scoliosi significa innanzitutto osservare un fenomeno che si manifesta su 3 piani dello spazio!
Un corpo si muove sotto l’azione di una forza meccanica. Se questa forza non è bilanciata, si innesca un movimento rotazionale (coppia di forze).
Qualsiasi stile di nuoto venga adottato per la propulsione in acqua il risultato non varia. L’unica costante a cui si assiste è l’accentuazione delle curve fisiologiche vertebrali a fronte di un modesto rendimento propulsivo del corpo umano.
Quando il corpo umano è immerso in un fluido non è possibile ottenere una modificazione degli schemi posturali. Ciò in quanto, data la postura orizzontale rispetto al mezzo (attrezzo acqua), mancano i punti di vincolo. Inoltre, il corpo subisce una ridotta forza gravitazionale e, quindi, scarse stimolazioni propriocettive.
Logicamente, se il nuoto è inteso quale attività motoria ricreativa con impegno minimo e per un massimo di 2-3 volte alla settimana, senza forzare eccessivamente i quadricipiti femorali con movimenti violenti e/o veloci, così come la danza o la ginnastica artistica, non comporta elementi tali da scatenare danni.
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