Vertigine Posturale Parossistica Benigna
Vertigine posizionale benigna (cupololitiasi) o vertigine posturale parossistica benigna.
L’Attività Fisica Adattata può rieducare l’apparato vestibolare
ma lo Specialista A.M.P.A. deve tenere conto anche delle problematiche connesse alla Posturologia!
Prof. Dott. Carmelo Giuffrida
Con “vertigine parossistica posizionale benigna” si definisce una delle più frequenti sindromi vertiginose osservabili nella pratica clinica.
E’ caratterizzata da episodi brevi ed intensi di vertigini, accompagnate da nistagmo patognomonico (NyPP=nistagmo parossistico di posizionamento).
Queste vertigini vengono scatenate da particolari movimenti della testa. Sono attribuibili al movimento libero di particelle di carbonato di calcio nei canali semicircolari (soprattutto la porzione posteriore). Questi microliti possono staccarsi dalla macula utricolare spontaneamente, dette “otolito”, in seguito a traumi al capo o ad altre lesioni dell’orecchio interno (traumi, infezioni, interventi chirurgici).
Si manifesta con crisi di vertigine rotatoria ricorrenti di durata limitatissima, parossistica, (da qualche secondo ad un minuto o poco più) che compare, prevalentemente, compiendo particolari spostamenti del capo o nell’assumere particolari posizioni.
Per molti anni si è ritenuto che, tale situazione, potesse derivare dall’artrosi cervicale (che, al contrario di quel che si crede, non è in grado di provocare vertigini). La sede di insorgenza di una sindrome vertiginosa è il labirinto posteriore, cioè la parte dell’orecchio interno funzionalmente deputato al controllo del complesso sistema dell’equilibrio.
Meccanismo fisiopatologico della vertigine posturale : “Cupolo-litiasi” e “canalo-litiasi”.
L’esatto meccanismo fisio-patologico alla base di questa situazione clinica non è ancora del tutto noto. La teoria più accreditata è quella della “cupolo-litiasi”, formulata già da diversi anni.
Il labirinto contiene due diversi tipi di recettori:
– le macule dell’utricolo e del sacculo. Sono sensibili alle accelerazioni lineari ed alla gravità grazie alla presenza di materiale denso, “pesante”, (otoliti) intimamente collegato con il recettore;
– le cupole dei canali semicircolari, sensibili alle accelerazioni angolari (rotazioni) sul piano del canale.
I canali semicircolari sono tre per lato (superiore o anteriore o verticale, laterale o orizzontale, posteriore).
La teoria della cupolo-litiasi
La teoria della cupolo-litiasi prevede che, le tipiche crisi vertiginose posizionali, siano determinate dalla presenza (a ridosso della cupola di un canale o fluttuante nel liquido labirintico – canalolitiasi), di materiale otolitico, (generalmente rappresentato all’utenza, per una più agevole comprensione, come un microscopico “sassolino”). Staccandosi dalla macula dell’utricolo per varie cause, non sempre identificabili all’anamnesi (possono essere secondari ad un trauma cranico pregresso, o derivare da fattori di rischio cardio-circolatorio o da un’infezione virale, …), trasformano la cupola del canale semicircolare in un recettore di accelerazione lineare, sensibile alla gravità.
Così, il recettore viene eccitato da movimenti che normalmente non dovrebbero suscitare alcun effetto. La risposta che ne deriva è una transitoria asimmetria tra i due labirinti che si manifesta clinicamente con una violenta e fastidiosa crisi vertiginosa tipica. Una semplice attività della testa o una particolare posizione assunta in seguito ad un determinato movimento del capo è in grado di stimolare il canale interessato e generare la comparsa della vertigine.
Indipendentemente dal fattore causante, è più frequentemente interessato il canale semicircolare posteriore ma, talvolta, può essere coinvolto quello semicircolare laterale-orizzontale o, più raramente, quello superiore.
Nello stesso soggetto possono essere interessati più canali contemporaneamente dopo l’effettuazione di manovre “liberatorie” non sempre condivisibili scientificamente.
Sebbene le forme monolaterali siano decisamente più frequenti, la cupo-lolitiasi o canalo-litiasi può presentare un interessamento anche bilaterale che rendono il quadro clinico più confuso ma, pur sempre, identificabile.
Vertigine posturale : I sintomi
La sintomatologia della vertigine posizionale benigna è molto caratteristica. Viene sempre riferita la comparsa di crisi vertiginose assumendo particolari posizioni, al momento di coricarsi od alzarsi dal letto o, comunque, effettuando rotazioni del capo.
Il movimento scatenante può essere variabile in base al canale interessato. La crisi è sempre di breve durata (generalmente inferiore ad un minuto, ma spesso limitata a pochi secondi). Compare dopo qualche secondo di latenza (non immediatamente) e si attenua con la ripetizione del movimento. Ciò, sebbene tale ultima caratteristica sia raramente riferita dal soggetto che, per paura del sopraggiungere di nuove vertigini, tende ad evitare volontariamente il movimento scatenante.
La vertigine … fastidiosa sensazione di disequilibrio!
La vertigine rotatoria può essere però molto intensa e si accompagna generalmente a fenomeni neurovegetativi (nausea e, talvolta, vomito), ma non a problemi uditivi. Talvolta, può essere riferita una fastidiosa sensazione di disequilibrio permanente, spesso lieve, che potrebbe essere legata alla perdita del materiale otolitico distaccatosi dalla macula dell’utricolo nel lato affetto, con conseguente riduzione asimmetrica della funzione maculare.
Vertigine posturale … ipoacusia, acufeni !?
Solo raramente (con frequenza maggiore quando è interessato il canale laterale) è possibile rilevare una concomitante ipoacusia neurosensoriale ed acufeni, il cui esatto meccanismo di insorgenza non è ancora noto.
E’ possibile, soprattutto quando la patologia è causata da alterazioni circolatorie o virali, che il distacco otolitico sia la causa scatenante del danno cocleare.
Sin dall’anamnesi, le diverse caratteristiche delle crisi vertiginose permettono di distinguerla da una Sindrome di Meniére. Infatti, le crisi durano da 10-15 minuti a diverse ore. E, quasi sempre, sono accompagnate da evidenti fenomeni uditivi come acufene, ipoacusia transitoria, senso di orecchio chiuso. Nella storia clinica, è individuabile con un primo episodio di lunga durata simulante una crisi tipica di Meniére da imputare al momento del distacco otolitico.
L’evoluzione delle crisi è caratterizzata da capricciosi episodi ravvicinati, saltuariamente seguiti da lunghi periodi di remissione e relativo benessere, talvolta anche seguiti da guarigione spontanea.
Non esiste una valida spiegazione scientifica per giustificare tale decorso in disarmonia con la teoria meccanica della cupolo-litiasi.
La limitazione volontaria del movimento associato a uno stato ansioso-fobico determina la paura di nuove crisi interpretando falsi episodi come “reali” crisi vertiginose.
Spesso il soggetto rifiuta di sottoporsi ad un trattamento specifico per paura di una nuova insorgenza di “vertigine incontrollabile”.
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